Cari lettori,
Questo e' il titolo del giornale "la Nazione" di oggi, cronaca locale di Arezzo.
Una nostra assistita residente in Civitella Val di Chiana (AR), contagiata nel 1972 da trasfusione di sangue, si é vista riconoscere il diritto a percepire l'assegno della legge 210 del 1992... dopo esser passata a miglior vita.
Il Ministero della Salute, a più di un anno dalla presentazione della domanda di riesame e da circa tre mesi dalla sua scomparsa, ha accolto il ricorso gerarchico della poveretta, affermando che anche un cittadino che abbia presentato fuori termine la domanda di riconoscimento dei benefici di legge possa ottenere l'assegno mensile, purchè l'effettiva conoscenza del carattere di cronicità della patologia sia avvenuto solo in un secondo momento, ovvero quando ha scoperto di avere un male incurabile al fegato.
Questo provvedimento fa riflettere. Bisogna morire, in questo Paese, per avere un minimo di considerazione?
L'unica nota positiva della vicenda, probabilmente, è rappresentata dal fatto che, grazie al sacrificio della Signora R.F., ai tanti danneggiati "fuori termine" che attendono l'approvazione della proposta di legge della Camera 703 del 8 Maggio 2008, a firma dei Deputati Migliori e Bianconi, verrà forse riconosciuto l'agognato vitalizio di Stato.
Intanto, comunico di aver presentato insieme al Presidente dell'Associazione A.M.E.V. Avv. Marcello Stanca, un ricorso giudiziario tendente a riconoscere agli eredi della Signora un equo indennizzo per i danni morali ed esistenziali patiti quando lei era ancora in vita, ed un risarcimento di legge per il suo decesso.
Di tale incombente ho informato la stampa, tramite comunicato ANSA.
Contattatemi pure in provato per ulteriori informazioni.
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