Alluminio e Vaccini
Jean PILETTE
Dottore in Medicina
Membro del E.F.V.V.
(European Forum for Vaccine Vigilance)
Belgio
22-11-2004
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essere diffuso se mantenuto nella sua integralità e col solo scopo
divulgativo e informativo.
Indice
Alluminio: stato naturale, estrazione, utilizzo
L’alluminio è il più abbondante
dei metalli sula Terra. Non esiste allo stato libero in natura. Unito
all’ossigeno, al fluoro e al silicio, esso costituisce circa l’8%
della crosta terrestre.
L’alluminio è il 13° elemento
della Tabella degli Elementi di Mendeleïev, posto tra il magnesio,
12° elemento, e il silicio, 14° elemento. E’ uno dei metalli più
leggeri, con un peso specifico di 2,699 a 20°C.
L’alluminio puro fu presentato
pubblicamente per la prima volta all’Esposizione Universale di
Parigi nel 1855. Ciascuno per conto proprio, Herault in Francia, e
Hall negli USA, brevettarono un procedimento elettrolitico per
ottenere questo metallo, partendo dall’ossido di alluminio dissolto
nella criolite fusa. Questo procedimento venne rimpiazzato da quello
di Karl Josef Bayer, che nel 1888 depositò in Austria un nuovo
brevetto per l’estrazione dell’alluminio. Il procedimento di
Bayer consiste nell’estrarre l’alluminio dalla bauxite, un
minerale di ossido di alluminio, grazie ad una serie di reazioni che
necessitano di temperature molto alte.
L’alluminio è un metallo leggero,
molto malleabile, buon conduttore di calore ed elettricità. Queste
proprietà ne permettono l’impiego in molti campi. Lo si trova
nell’industria dei mezzi di trasporto (biciclette, moto, auto,
aerei), nelle costruzioni, nell’industria elettrica, nella
fabbricazione di armi. E’ usato nella fabbricazione di numerosi
utensili da cucina e di elettrodomestici. Serve a diversi imballaggi
specialmente per quanto riguarda le derrate alimentari, sia liquide
che solide. Lo si trova nelle lattine, nelle scatole di conserve, nei
fogli di alluminio, contenitori e piatti.
Sottoforma di cloruro l’alluminio
serve da catalizzatore. Sottoforma di allume, doppio solfato di
alluminio e potassio, l’alluminio è utilizzato per far depositare
le impurità delle acque sporche, rese così "potabili"
queste acque trattate sono immesse nella rete di distribuzione che
serve i consumatori. Sottoforma di lega, l’alluminio serve ai
dentisti per la realizzazione di protesi ed apparecchi ortodontici.
Si può trovarlo anche nelle protesi utilizzate in chirurgia
ortopedica. Lo si trova anche nella composizione di pesticidi, di
medicinali, di deodoranti, di pomate, di dentifrici, di vaccini.
Alluminio: ruolo in alcune patologie
Il ruolo biologico dell’alluminio
non è conosciuto. Si ignora la funzione che potrebbe avere
sottoforma di tracce nell’organismo umano. Si sa invece che il suo
accumulo può essere all’origine di diverse patologie. E’ per
questa ragione che, da qualche decennio, questo metallo attira
l’attenzione di numerosi ricercatori nell’ambito della sanità.
Nei dializzati renali, dopo un certo
periodo, appaiono una serie di mutazioni delle attività
dell’organismo, essenzialmente di 3 tipi: anemia, indebolimento
osseo e encefalopatia, che è anche stata chiamata "demenza dei
dializzati". [1, 2] Si è scoperto che in questi malati vi era
un accumulo di alluminio. L’acqua della dialisi apportava loro una
considerevole quantità di questo metallo che il sistema renale dei
malati non era in grado di eliminare, aumentando così i loro
problemi [3, 4]. Si trattava dunque di un’intossicazione da
alluminio che si è cercato di trattare con misure dietetiche [5] e
di farmaci chelatori di alluminio [6, 7].
Il Morbo di Alzhaimer è una
patologia del sistema nervoso centrale (SNC). Perdita di memoria,
tendenza al disorientamento, alla confusione mentale e spesso alla
depressione, ne costituiscono i primi sintomi. La malattia evolve in
un deterioramento progressivo delle facoltà intellettuali. E’ la
demenza più frequente tra le persone anziane. Le cellule del
cervello di questi pazienti contengono fino a 20 volte più alluminio
di quelle dei soggetti sani.
Un’elevata frequenza del morbo di
Alzhaimer è stata riscontrata nelle popolazioni che bevono un’acqua
contenente più di 100 microgrammi di alluminio per litro [10, 11].
Certe regioni a Ovest del Pacifico,
la penisola Ki in Giappone, l’ovest della Nuova Guinea, la maggior
parte delle isole dell’arcipelago delle Marianne, hanno il suolo e
l’acqua ricchi di alluminio, manganese, ferro e silicio e sono
povere di calcio, magnesio e zinco. Si è constatato in queste zone
una frequenza particolarmente elevata di due malattie degenerative
del SNC: la sclerosi laterale amiotrofica, caratterizzata da una
paralisi crescente e progressiva, e il Morbo di Parkinson, malattia
che si presenta con tremori e rigidità muscolare, conseguenza della
distruzione di certi nodi centrali del cervello [12, 13, 14, 15].
Una quantità anomala di alluminio è
stata ritrovata nel cervello di pazienti di queste zone, colpiti da
una delle due malattie [16, 17, 18, 19].
Lo studio approfondito di numerosi
casi ha permesso di capire che l’alta incidenza di queste due
malattie era più dovuta a fattori ambientali che genetici [20, 21,
22, 23].
Un cambiamento delle abitudini
alimentari e l’approvvigionamento di acqua potabile tra queste
popolazioni, dovuti alle loro rapide occidentalizzazione dopo la
seconda Guerra Mondiale, ha portato in queste terre un forte calo
della frequenza del Parkinson e della sclerosi laterale amiotrofica
[12, 24, 25].
Si sono messi degli animali nelle
condizioni ambientali analoghe a quelle che avevano conosciuto queste
popolazioni del Pacifico occidentale. Gli esperimenti, tanto sul topo
che sulla scimmia, hanno confermato il ruolo principale
dell’alimentazione nella formazione delle malattie del sistema
nervoso che avevano colpito queste popolazioni [26, 27, 28, 29].
Si sospetta dunque che l’alluminio
giochi un ruolo nell’incubazione di alcune forme di demenza e di
degenerazione del sistema nervoso centrale. L’alluminio ha
un’azione deleteria sugli astrociti, cellule che nutrono il
cervello. Esperimenti su colture di tessuto nervoso hanno rilevato
che forti dosi di alluminio provocano la degenerazione degli
astrociti e, di conseguenza, la morte del tessuto nervoso che essi
nutrono [37].
Gli astrociti sono legati tra loro da
una rete di prolungamenti citoplasmici che servono a transitare gli
elementi necessari al buon funzionamento del sistema nervoso come gli
ioni, i metaboliti, gli ormoni. Questa comunicazione intracellulare
tra astrociti è disturbata quando queste cellule sono esposte
all’alluminio [38]. Esperimenti fatti sui topi hanno evidenziato
che l’alluminio accelera il processo di invecchiamento delle
strutture nervose del cervello [39]. L’alluminio può accumularsi
in svariati organi e procurarvi danni. Quelli più spesso intaccati
sono: il cervello [35], le ghiandole paratiroidee [1], i reni e i
polmoni. Esso può accumularsi anche nelle ossa [40], in particolare
in quelle dei dializzati diabetici [41].
L’alluminio interferisce col
metabolismo del ferro [42, 43, 44, 45, 46, 47], con quello del fluoro
[47, 48], del fosforo [49, 50, 51, 52], del calcio [50, 53, 54, 55],
del vanadio [56], del rame [57], del silicio [58, 59]. Tutto ciò può
dar luogo a molteplici disturbi. L’alluminio interferisce anche con
il metabolismo di alcuni amminoacidi presenti nel sangue [60] e
provoca cambiamenti strutturali delle lipoproteine del sangue: l’HDL,
quelle che trasportano il colesterolo "buono" [61].
L’alluminio può perturbare il
funzionamento di tutta una serie di enzimi. Particolarmente nel caso
degli enzimi necessari alle reazioni chimiche da cui la cellula
prende energia. Ogni cellula del nostro organismo possiede gli stessi
sistemi di reazioni chimiche che le permettono di ossidare le
sostanze nutritive e di ricavarne l’energia. Zuccheri, grassi e
amminoacidi possono così essere metabolizzati nella cellula e dare
energia.
Sotto l’effetto dell’alluminio,
gli enzimi che intervengono in questa reazione a catena sono
disturbati, alcuni vedono accrescere la loro attività, altri la
vedono diminuire [62], tutto ciò può provocare un gran caos.
Un’altra conseguenza dell’effetto dell’alluminio su alcuni
enzimi di questa catena è la formazione di composti chimici molto
reattivi, i radicali liberi, che danneggiano tutte le membrane della
cellula [63].
Si evince che, l’alluminio,
perturbando il funzionamento degli enzimi, va ad attaccare una
funzione vitale della cellula: la produzione di energia.
Alluminio: vie di assorbimento
L’alluminio può essere assorbito
in più modi.
Assorbimento per inalazione
L’alluminio può essere assorbito
attraverso le vie respiratorie: naso e bocca.
Se l’aria contiene poco alluminio,
come d’abitudine, la quantità assorbita è minima. Ma se l’aria
contiene forti quantità di polveri di alluminio, come nel caso di
molte installazioni dell’industria dell’alluminio, per esempio le
miniere [64], o le fabbriche elettrolitiche [65], la quantità
assorbita può essere considerevole. L’alluminio allora si accumula
principalmente nelle vie respiratorie [66] e nei polmoni, provocando
la fibrosi [67]. Si possono riscontrare anche sintomi nervosi come
mal di testa, irritabilità, insonnia e disturbi di concentrazione
[68].
L’alluminio contenuto nell’aria
può, per via nasale, passare direttamente nel cervello attraverso il
nervo olfattivo [69, 70].
Anche i pesticidi contenenti
alluminio possono provocare intossicazioni per inalazione. Il fosforo
di alluminio utilizzato per i roditori è risultato essere
particolarmente tossico. Un’esposizione elevata a questo prodotto
provoca anomalie del tasso di zucchero nel sangue [71], perdita di
magnesio nel sangue [72], miocardite con disturbi del ritmo cardiaco
[73] e frequentemente la morte [74]. La tossicità del prodotto è
causata dall’alluminio che si accumula nel sangue, nel fegato e nel
cervello e dalla fosfina, gas tossico liberato al momento
dell’impiego di questo pesticida [75].
Assorbimento per contatto con la pelle e le mucose
L’alluminio è facilmente assorbito
dalla pelle. Ciò si verifica specialmente quando si usano prodotti
deodoranti contenenti alluminio. Usare quotidianamente questi
prodotti moltiplicherà le probabilità di sviluppare una malattia,
tipo l’Alzheimer [76].
L’alluminio può essere assorbito
dalla mucosa rettale al momento dell’uso di supposte o pomate anti
emorroidali che ne contengono.
La mucosa vaginale può altrettanto
assorbire l’alluminio. Se i lavaggi vaginali con prodotti
contenenti alluminio sono frequenti possono causare seri problemi
[77, 78].
Anche la mucosa vescicale è capace
di assorbire l’alluminio. E’ stato descritto il caso di un uomo
di cui la funzione renale era insufficiente e che soffriva di cancro
alla vescica. Data la presenza di sangue nelle urine gli vennero
prescritti dei lavaggi alla vescica di allume all’1%. Il
trattamento durò due giorni ed il terzo l’uomo morì per
intossicazione acuta da alluminio [79].
Un caso simile di intossicazione da
alluminio alla mucosa vescicale fu riscontrata ad un paziente che
soffriva, anche lui, di insufficienza renale. Il malato presentava
sangue nelle urine, e il caso fu trattato anch’esso con una
soluzione di allume all’1% per due giorni. La conseguenza fu un
tasso elevato di alluminio nel siero. Malgrado le cure con chelati
d’alluminio e sedute di emodialisi non si poté migliorare il suo
stato e morì [80].
L’autopsia rilevò un deposito
eccessivo di alluminio nel cervello.
L’alluminio può anche entrare in
contatto col tessuto osseo che non è né pelle né mucosa. Ciò si
avvera in chirurgia ortopedica, dal momento che le protesi metalliche
contengono alluminio. Esse possono essere mal tollerate, creare
infiammazioni e, a causa dell’assorbimento dell’alluminio della
protesi, provocare disturbi biologici [81].
Assorbimento tramite ingestione per via orale
L’alluminio è più frequentemente
assorbito per via orale.
Le concentrazioni di alluminio negli
alimenti sono molto variabili a seconda della loro natura (0,007 –
69,5 mg/100 g). Per esempio si trova un alto livello di alluminio
nelle noci, granaglie e prodotti caseari soprattutto nei formaggi
fusi [82]. La foglia di The è particolarmente ricca di alluminio
[83, 84]. I The neri ne contengono molto di più di quelli verdi [85,
86]: i grandi consumatori di the possono assorbirne una quantità
notevole [87].
L’apporto di alluminio attraverso
il cibo è oggetto di molti studi. Negli USA uno studio del 1988 cita
la dose di 9 mg giornalieri per le adolescenti e per le donne, e la
dose di 12-14 mg giornalieri per gli adolescenti e per gli adulti
[82]. Uno studio più recente del 1995 stabilisce la dose di 7 mg
giornalieri per le donne e quella di 8-9 mg giornalieri per gli
adulti [88]. Uno studio cinese fissa la quota per gli adulti in 4-10
milligrammi giornalieri [89]. Si può quindi dire che la quantità di
alluminio ingerita con il cibo è di circa 8 mg al giorno.
La quantità di alluminio ingerita
proviene per il 95% dal cibo e per il 5% dall’acqua potabile. In
Europa si è calcolato che, per gli adulti, l’acqua apporta meno
del 5% della quantità totale assorbita per via orale. Ma l’alluminio
dissolto nell’acqua si trova sotto una forma particolarmente
biodisponibile, molto facilmente assorbito dalle mucose digestive
[90]. Per questo si è ritenuto necessario di stabilire delle norme
di concentrazione di alluminio nell’acqua potabile.
L’OMS stima che gli studi, che
mettono in relazione l’acqua potabile contenente più di 100
microgrammi di alluminio al litro con un alto rischio del morbo di
Alzheimer, non permettono « per tutta una serie di ragioni che
riguardano la metodologia », di calcolare con precisione questo
rischio. L’OMS giudica che le grandi stazioni di depurazione sono
capaci di distribuire un’acqua contenente al massimo 100
microgrammi di alluminio per litro, ma riconosce che, per le piccole
stazioni, potrebbero esserci difficoltà tecniche per ottenere questo
risultato. Viene dunque raccomandato, per queste ultime, di non
superare i 200 microgrammi per litro di acqua potabile [91].
La prima Conferenza internazionale
riguardante il ruolo di questo metallo sul SNC e che aveva per titolo
"Metalli e il cervello", (Università di Padova 20-23
settembre 2000) raccomanda, di non superare la dose di 50
microgrammi per litro di acqua potabile.
Per i dializzati alcuni raccomandano
un’acqua contenente meno di 30 microgrammi di alluminio per litro,
altri anche meno di 10 microgrammi per litro.
Tutti i medicinali che contengono
alluminio, specialmente i rimedi antiacido, molto utilizzati come
rimedio gastrico, possono aumentare in modo da non sottovalutare
l’apporto quotidiano di alluminio e favorire così il morbo di
Alzheimer [76, 92, 93], tanto nei pazienti che hanno una funzione
renale alterata, quanto nelle persone con una funzione renale normale
[94].
Bisogna anche diffidare degli
additivi alimentari a base di alluminio che possono aumentarne la
quantità contenuta negli alimenti in modo considerevole.
Ecco gli additivi a base di alluminio
più usati:
E173 – Alluminio, E520 – Solfato
di alluminio, E521 – Solfato di alluminio sodico, E522 – Solfato
di alluminio potassico, E523 – Solfato di alluminio ammonico, E541
– Fosfato acido di alluminio sodico e fosfato basico d’alluminio
sodico, E554 – Silicato di alluminio sodico, E555 – Silicato di
alluminio potassico, E556 – Silicato di alluminio calcico, E559 –
Silicato di alluminio.
I materiali da cucina fabbricati a
base di alluminio (casseruole, fogli, padelle “che non attaccano”
e di cui il rivestimento si consuma con l’uso, colini da caffè
[95].) possono anch’essi rilasciare alluminio nell’alimentazione,
soprattutto se gli alimenti scaldati a contatto con questo materiale
sono salati o acidi.
L’alluminio non passa nel sangue
quando si trova nello stomaco [96].
Nell’intestino gran parte
dell’alluminio prende forma insolubile e verrà dunque eliminato
attraverso le feci. Solo la piccola parte di alluminio legata alle
molecole organiche dei succhi gastrici è capace di restare solubile
nell’ambiente alcalino dell’intestino tenue. Questa parte dunque
può passare nel sangue attraverso la parete intestinale [97]. La
porzione di alluminio ingerita che passa nel sangue varia a seconda
di numerosi fattori.
L’alluminio può legarsi a diversi
acidi organici: acido citrico, acido ascorbico, acido lattico, acido
malico, acido ossalico, acido tartarico, acido glucosico.
L’assorbimento dell’alluminio a livello intestinale è facilitato
in presenza di questi acidi [98, 99], particolarmente l’acido
citrico [99, 100, 101, 102, 103], l’acido ascorbico [98, 104] e
l’acido malico [105]. Bere acqua con succo d’arancia aumenta 8
volte l’assorbimento attraverso la mucosa digestiva [106]. La
fettina di limone aggiunta al the facilita ugualmente il passaggio
attraverso la mucosa gastrica dell’alluminio contenuto nella foglia
di the. Al contrario sotto forma di fosfato [107, 108] o di silicato
[109], l’alluminio passa più difficilmente la barriera
intestinale.
Nelle persone in buona salute la
percentuale di alluminio che passa nel sangue diminuisce se la dose
ingerita aumenta [110]. In quelle persone che soffrono di
insufficienza renale cronica [111, 112, 113] o di uremia [114, 115],
l’alluminio passa più facilmente nel sangue che nelle persone con
funzione renale normale. Alcune modificazioni della mucosa
intestinale favoriscono il passaggio dell’alluminio nel sangue. Ciò
si verifica in caso di gastroenterite, d’enteropatia, e tutti gli
altri disturbi intestinali [116].
In certe malattie, come il morbo di
Alzheimer, o la sindrome di Down [118], l’assorbimento intestinale
dell’alluminio aumenta. In queste due patologie esiste un
metabolismo anormale del calcio intracellulare [119]. E’ lecito
chiedersi se questa alterazione metabolica non sia dovuta ad
un’intossicazione alluminica dal momento che l’alluminio altera
ilo metabolismo della cellula [55].
L’essere umano può già essere
sottoposto ad un’esposizione normale di alluminio durante la sua
vita intrauterina. L’alluminio assunto da una donna incinta sotto
qualunque forma esso sia, alimenti, medicinali, deodoranti,
cosmetici, può passare la barriera feto-placentare ed accumularsi
nel feto. Nei bambini la cui madre aveva assunto, durante la
gravidanza, medicinali anti acido a base di alluminio, si è
riscontrata una sindrome di ritardo nella crescita, con malformazioni
ossee tardive, dovute all’accumulo di alluminio nel loro organismo
[120].
L’analisi di più prodotti
commerciali e di alimenti per neonati, ha rilevato che questi
potevano contenere fino a 500 microgrammi di alluminio per litro,
mentre il latte materno non contiene che 49 microgrammi per litro
[121]. I prodotti a base di soia sono quelli che ne contengono di
più, fra tutti gli altri [122].
I neonati rischiano dunque di
assorbire una dose di alluminio 10 volte superiore di quella che
avrebbero assorbito dal latte materno. I disturbi di riflusso
gastrico sono frequenti nei neonati e per risolvere il problema ci si
orienta spesso verso medicinali anti acido che contengono alluminio
[123].
L’intossicazione alluminica in un
neonato può avere differenti cause ed è dunque una patologia che
non deve essere sottovalutata.
Assorbimento con le iniezioni
Un’altra via di assorbimento
dell’alluminio è l’iniezione: al momento di una trasfusione, per
via endovenosa, per via intramuscolare o sottocutanea per altre
medicine. L’iniezione di un vaccino che contiene alluminio dà
luogo ad un apporto dello stesso che non si può ignorare.
I prematuri sono particolarmente
sensibili all’intossicazione da alluminio [124]. Uno studio
comparativo fatto sull’alimentazione degli stessi e sui mezzi di
trasfusione ha rivelato alterazioni nello sviluppo mentale nei
neonati di 18 mesi le cui trasfusioni contenevano alluminio [125].
Benché si sia ridotta la quantità di alluminio in molte soluzioni
nutritive parenterali, si è riscontrato che i neonati nutriti con
queste soluzioni migliorate presentavano, malgrado tutto, un elevato
tasso di allumino nel sangue, e non si poteva escludere un accumulo
di alluminio nei loro tessuti [126]. Un’alimentazione artificiale
dei prematuri che non prenda in considerazione questi dati, rischierà
di favorire in loro l’apparizione di una demenza [127].
Alluminio nel sangue
Quando si parla di alluminio nel
sangue, generalmente si intende l’alluminio contenuto nel plasma,
oppure l’alluminio contenuto nel siero.
Il plasma è la parte liquida del
sangue nella quale si trovano in sospensione i globuli rossi, i
globuli bianchi e le piastrine. Durante il processo di coagulazione,
che è un fenomeno molto complesso, il sangue si divide in due parti:
un residuo solido è formato dai globuli e dalle piastrine
imprigionati in un reticolo di fibrina. E’ il fibrinogeno del
plasma che concorre alla formazione della fibrina, a seguito di altri
complessi interventi di diversi componenti del plasma stesso. Il
siero si differenzia dal plasma per l’assenza di fibrinogeno.
Poiché il volume occupato dal fibrinogeno è minimo, siero e plasma
hanno grossomodo lo stesso volume.
Il tasso di alluminio nel sangue
varia a seconda degli individui.
- Viene considerato normale un tasso di alluminio nel siero da 1 a 5 microgrammi per litro [106, 128]. Uno studio condotto in Polonia cita come valore medio 2.25 microgrammi di alluminio per litro di siero per gli adulti in buone condizioni di salute [129],
- I laboratori di analisi mediche indicano il valore di 10 microgrammi di alluminio per litro di siero come valore limite superiore alla media.
- Un tasso di 15 microgrammi di alluminio per litro di siero costituisce il tasso massimo ammissibile [130].
- Al di sopra dei 60 microgrammi di alluminio per litro di siero compaiono sintomi neurologici [130].
- Oltre i 100 microgrammi di alluminio per litro compaiono sintomi di encefalopatia [130].
La tabella 1 riassume questi dati.
TABELLA 1
Quantita’
di alluminio nel siero
(in
microgrammi/litro)
|
Descrizione
|
1 - 5
|
Tasso Normale
|
10
|
Limite superiore al
normale
|
15
|
Tasso massimo
ammissibile
|
A partire de 60
|
Tasso a partire dal
quale vengono compromesse le funzioni (turbe neurocognitive e
psicomotorie )
|
Maggiore di 100
|
Tasso al di là del
quale può verificarsi un’encefalopatia (demenza progressiva,
degenerazione del sistema nervoso centrale)
|
Quando l’alluminio si trova nel
sistema circolatorio, essendovi stato introdotto per l’una o per
l’altra via, esso si lega ad alcune proteine del plasma, in
particolar modo con l’albumina e con la transferrina, proteina che
ha la funzione di trasportare il ferro [131, 132]. Nel siero umano
l’alluminio si lega per il 60% alla transferrina, per il 34 %
all’albumina, mentre il resto si lega al citrato [133].
Quando l’alluminio si lega alla
transferrina, esso prende il posto del ferro, che pertanto non viene
più trasportato verso le parti del corpo che ne hanno bisogno [134,
135]. L’anemia che si riscontra nelle persone vittime di
intossicazione da alluminio si spiega dunque con questo legame dello
ione alluminio alla transferrina, e ciò dà luogo ad un’anemia di
tipo microcitico da mancanza di ferro. L’alluminio inoltre può
anche attaccare direttamente le pareti dei globuli rossi [136],
rendendoli fragili e creando, oltre ad un’anemia di tipo
microcitico, anche un’anemia di tipo emolitico [137].
Alluminio: eliminazione
L’alluminio ingerito per via orale
e che non è riuscito a passare nel sangue viene eliminato con le
feci.
L’alluminio passato nel sangue
viene in gran parte eliminato dai reni [138]. La presunzione che
tutto l’alluminio venga eliminato mediante le urine è falsa [90].
L’eliminazione di questo metallo varia molto da persona a persona e
a seconda del modo in cui esso è stato assimilato. Il filtro
costituito dai reni è di primaria importanza nell’eliminazione a
breve termine dell’alluminio in eccesso che si trova nel sangue,
Un elevato tasso di silicio nel
sangue abbassa il tasso di alluminio nel siero dei pazienti
sottoposti a dialisi [139].
L’acido silicico, preso per via
orale, permette non solo di convogliare una parte dell’alluminio
nelle feci sotto forma di silicati, ma anche di agire a livello
renale inibendo il riassorbimento dell’alluminio, permettendo una
maggiore eliminazione del metallo [140].
Alluminio e barriera ematoencefalica
Il cervello è formato da due grossi
tipi di cellule: i neuroni, cellule nobili che assicurano le funzioni
nervose propriamente dette, e altre cellule che servono sia da
scheletro che da tessuto nutritivo. Tra queste ultime troviamo gli
astrociti, di cui abbiamo già parlato. Essi sono cellule con un
corpo voluminoso e numerose ramificazioni. Alcune di queste
ramificazioni degli astrociti sono in contatto con le cellule
endoteliali che ricoprono le pareti dei capillari sanguigni situati
alla periferia del cervello. Questi prolungamenti degli astrociti e
le cellule endoteliali dei capillari costituiscono un reticolo che
forma una barriera ematoencefalica, detta anche barriera
emato/encefalica.
Questa barriera ha la funzione di
proteggere il cervello impedendo l’ingresso alle sostanze nocive,
lasciando il passaggio a quelle benefiche.
Essa lascia passare, sia dal sangue
al cervello che nel senso inverso, tutta una serie di sostanze
indispensabili al funzionamento del cervello e del resto del corpo.
Può trattarsi di sostanze nutritive, di minerali, di ormoni e di
alcune proteine.
Abbiamo già parlato della capacità
dell’alluminio di legarsi alla transferrina al posto del ferro. Ciò
permette all’alluminio di depositarsi nell’organismo laddove si
trovino i recettori di transferrina. La transferrina rappresenta
quindi un mezzo di trasporto per l’alluminio verso i vari organi,
in particolare verso il cervello, dove si trovano alcune regioni
particolarmente dotate di recettori di transferrina. Per questo
motivo nel cervello è possibile ritrovare dosi massicce di alluminio
nelle regioni interessate. La capacità dell’alluminio di
combinarsi alla transferrina è un primo mezzo per entrare nel
cervello [42]. Il deterioramento della barriera emato/encefalica
gliene offre un altro. Sfortunatamente molti fattori possono
concorrere alla diminuzione dell’efficacia di tale barriera,
permettendo così l’irruzione nel cervello di sostanze che non
dovrebbero entrarvi.
L’alluminio stesso è un metallo
che può, da solo, diminuire l’efficacia della barriera
ematoencefalica [141, 142, 143, 144]. L’alluminio può agire sia
aumentando la diffusione di sostanze attraverso le membrane, sia
compromettendo selettivamente il passaggio di altre sostanze.
L’alluminio può dunque essere considerato una vera e propria
tossina per le membrane [145].
La barriera ematoencefalica può
essere alterata anche da particelle microbiche [146]. Può alterarsi
anche in occasione di crisi epilettiche [147]. Alcuni esperimenti nel
topo, quali iniezioni di adrenalina, sono sfociati in un’alterazione
della barriera con danni permanenti alle cellule nervose [148, 149].
Un inquinamento invisibile come
quello da onde elettromagnetiche nella banda delle iperfrequenze è
anch’esso un fattore capace di alterare la barriera
emato/encefalica. Tali iperfrequenze sono normalmente impiegate nei
forni a micro-onde, nei telefoni cordless, nei telefoni cellulare
(GSM-UMTS), nei radar.
Le iperfrequenze hanno numerosi
effetti sull’organismo, in particolare sul sistema nervoso. La loro
azione più immediata è quella di modificare la permeabilità della
barriera ematoencefalica. Questo mutamento può portare ad un aumento
o ad una diminuzione del flusso degli zuccheri attraverso la barriera
[150, 151, 152], e ciò disturba il buon funzionamento del cervello e
dell’organismo.
La modificazione della permeabilità
nella barriera ematoencefalica provocata dalle iperfrequenze può
anche permettere ad alcune sostanze, che normalmente si trovano
confinate nel sangue, di affluire bruscamente al cervello. E’ così
che l’albumina, la più abbondante tra le proteine presenti nel
sangue, riesce a penetrare nel cervello, da cui essa è normalmente
esclusa [1563, 154, 155]. L’albumina si comporta da veleno vero e
proprio, una neurotossina la cui tossicità è proporzionale alla sua
concentrazione [156].
Dal momento che il 34% dell’alluminio
contenuto nel siero si lega all’albumina, e dal momento che essa
penetra nel cervello sotto l’effetto delle iperfrequenze, anche
l’alluminio vi penetra, provocando danni al cervello che vanno ad
aggiungersi a quelli provocati dall’albumina stessa.
Gli esperimenti sull’effetto delle
iperfrequenze hanno dimostrato che esse provocano effetti biologici
già a bassa concentrazione, ad esempio si pensi alla concentrazione
di iperfrequenze generata da un cellulare GSM [157]. Una breve
esposizione a deboli dosi emesse da un cellulare può già dar luogo
a disturbi del sonno, che risultano con l’encefalogramma [158,
159].
Come abbiamo dimostrato, sia
l’alluminio che le iperfrequenze sono entrambi tossici per il
sistema nervoso centrale.
Uno dei loro effetti, quello meno
percepibile ma forse il più pericoloso, è la modificazione della
barriera ematoencefalica che serve da indispensabile protezione al
cervello.
La domanda quindi è: possono le
iperfrequenze presenti nell’ambiente o un vaccino contenente
alluminio essere considerati alla stregua di una bomba ad orologeria?
Alluminio e vaccini
L’alluminio viene aggiunto ai
vaccini allo scopo di aumentare la reazione del sistema immunitario e
di facilitare la produzione di anticorpi. Lo scopo di ogni vaccino è
quello di ottenere un elevato tasso di anticorpi nel sangue, diretti
contro l’agente infettivo iniettato. Più il tasso di anticorpi è
alto, più il vaccino viene considerato efficace. Per questo gli
scienziati ricercano dei prodotti che, mescolati agli altri
componenti dei vaccini, forzino l’organismo a produrre molti
anticorpi. Questi anticorpi sono coadiuvanti di immunità.
Conoscere quello che viene iniettato
al momento di una vaccinazione non è cosa semplice. Per uno stesso
vaccino le note informative destinate al consumatore e i rapporti
scientifici a disposizione dei professionisti possono essere
differenti, più o meno esaurienti. Oltretutto le note al consumatore
e i rapporti scientifici possono essere diversi a seconda del paese
al quale sono destinati. Per quel che riguarda l’alluminio, il
dosaggio viene segnalato sia col peso dei sali di alluminio, sia col
peso del metallo (Al+++ ).
Riguardo al vaccino INFANRIX HEXA la
maggior parte delle note informative indica cifre che si rapportano
ai Sali (Allegato 1), mentre il compendio svizzero dei medicinali
indica per lo stesso vaccino delle cifre che si rapportano al metallo
(Al+++) (Allegato 2).
Per il vaccino HEXAVAC, alcune note
informative segnalano la presenza di alluminio come eccipiente ma
senza dosaggio. Altre note invece segnalano la presenza di alluminio
come coadiuvante ma col relativo dosaggio.
Ci verrebbe da pensare che si tratti
della quantità di Sali di alluminio. Ci siamo informati direttamente
alla fonte, nei due diversi paesi, per sapere se il dosaggio
indicato riguardasse il peso dei Sali o il peso del metallo. Non
abbiamo avuto risposta alle nostre domande. Ci è stato comunque
certificato in entrambi i paesi che il dosaggio in alluminio
dell’HEXAVAC era identico a quello del PENTAVAC. Siccome alcune
note informative indicano la quantità di alluminio in Al+++,
abbiamo dedotto che il dosaggio di alluminio nell’HEXAVAC era
proprio un dosaggio in Al+++, anche se la nota non lo
menzionava (Allegato 3).
Riguardo al vaccino TICOVAC, il sito
francese della casa farmaceutica BAXTER segnala la presenza di una
soluzione di idrossido di allumino al 2%, mentre l’informativa su
un sito danese indica un “residuo su idrossido di alluminio di 0,5
mg” per il TICOVAC junior e un “residuo su alluminio di ossido
idratato di 0,35 mg Al+++” per il TICOVAC adulti.
Per il vaccino TETRACOQ, i siti
francesi non fanno menzione del dosaggio di idrossido di alluminio.
Un documento proveniente da una succursale di Tallin in Estonia della
casa farmaceutica AVENTIS PASTEUR ci ha permesso di conoscere il
dosaggio di questo vaccino in Al+++.
Riguardo al PENTACOQ, prodotto
dall’AVENTIS PASTEUR come il TETRACOQ, supponiamo che si tratti
dello stesso dosaggio del TETRACOQ, ma non abbiamo avuto alcuna
conferma malgrado numerose ricerche.
Per il DIFTAVAX adulti, un sito
italiano riporta una cifra di 1250 microgrammi di Al+++ mentre
un sito inglese, per lo stesso vaccino, cita una cifra da 450 a 850
microgrammi di Al+++.
Questi esempi dimostrano che per
avere delle possibilità di conoscere esattamente la composizione di
un vaccino, è importante conoscere non solo il suo nome preciso ma
anche avere a disposizione differenti fonti di informazione.
Ecco qui di seguito 3 tabelle che
riguardano alcuni vaccini con il loro dosaggio in Sali di alluminio e
in alluminio metallico. Poiché l’oggetto del presente studio è
limitato all’alluminio, non parleremo degli altri costituenti dei
vaccini che sono ugualmente pericolosi per la salute, quali gli
antibiotici, il mercurio, la formaldeide o il formolo.
TABELLA 2
Vaccino
|
Sale (o Sali) di
alluminio contenuti nel vaccino
|
Peso
del sale
(in microgrammi)
|
Peso del metallo
(Al+++), (in microgrammi)
|
Infanrix
Hexa
Difterite-Tetano-Pertosse
a; Meningite da Emofilo b; Poliomelite-Epatite B
|
Al(OH)3
Idrossido d’Alluminio;
ALPO4,
Fosfato d’Alluminio
|
950;
1.450
|
500
320
|
Infanrix-IPV-Hib
Difterite-Tetano-Pertosse
a; Meningite da Emofilo b; Poliomelite
|
Idrossido d’Alluminio
|
500
|
|
Infanrix-IPV
Difterite-Tetano-Pertosse
a;
Meningite da Emofilo b
|
Idrossido d’Alluminio
|
500
|
|
Infanrix-Hib
Difterite-Tetano-Pertosse
a;
Meningite da Emofilo b
|
Idrossido d’Alluminio
|
500
|
|
Infanrix
Difterite-Tetano-Pertosse
a
|
Idrossido d’Alluminio
|
500
|
|
Hexavac
Difterite-Tetano-Pertosse
a;
Meningite
da Emofilo b;
Poliomelite-Epatite B
|
Idrossido d’Alluminio
|
300
|
|
Pentavac
Difterite-Tetano-Pertosse
a;
Meningite
da Emofilo b;
Poliomelite
|
Idrossido d’Alluminio
|
300
|
|
Tetravac
Difterite-Tetano-Pertosse
a;
Poliomelite
|
Idrossido d’Alluminio
|
300
|
|
Pentact-HiB
Difterite-Tetano-Pertosse
a;
Meningite
da Emofilo b;
Poliomelite
|
Idrossido d’Alluminio
|
1.250
|
|
Pentacoq
Difterite-Tetano-Pertosse;
Meningite
da Emofilo b;
Poliomelite
|
Idrossido d’Alluminio
|
650
|
|
Tetracoq
Difterite-Tetano-Pertosse;
Poliomelite
|
Idrossido d’Alluminio
|
650
|
Il peso
del sale e del metallo Al+++ sono funzione del contenuto
del sale nel vaccino.
TABELLA 3
Vaccino
|
Sale (o Sali) di
alluminio contenuti nel vaccino
|
Peso
del sale
(in microgrammi)
|
Peso del metallo
(Al+++), (in microgrammi)
|
Repevax
Difterite-Tetano-Pertosse
a;
Poliomelite
|
Fosfato d’Alluminio
|
330
|
|
Revaxis
Difterite-Tetano -
Poliomelite
|
Idrossido d’Alluminio
|
350
|
|
Combivax
Difterite-Tetano-
Pertosse
|
Fosfato
d’Alluminio;
Idrossido d’Alluminio,
(Algeldratum)
|
750
750
|
|
Boostrix
Difterite-Tetano-Pertosse
a
|
Idrossido
d’Alluminio;
Fosfato d’Alluminio
|
300
200
|
|
Tedivax
Bambino
Tedivax
pro Adulto
Difterite-Tetano
|
Idrossido
d’Alluminio;
Idrossido d’Alluminio,
(Algeldratum)
|
1.500
1.500
|
|
Diftavax
Difterite-Tetano
|
Idrossido
d’Alluminio
|
450 - 850
|
|
Tetavax
Tetano
|
Idrossido
d’Alluminio
|
1.250
|
|
Tevax
Tetano
|
Idrossido
d’Alluminio, (Algeldratum)
|
1.500
|
|
Neisvac-C
Meningite C
|
Idrossido
d’Alluminio
|
500
|
|
Meningitec
Meningite C
|
Fosfato
d’Alluminio
|
125
|
|
Menjugate
Meningite C
|
Idrossido
d’Alluminio
|
1.000
|
|
TicoVac
Bambino
TicoVac
Adulto
Meningo-encefalite a
chiazze
|
Idrossido
d’Alluminio;
Idrossido
d’Alluminio
|
500
|
350
|
FSME
Immun Inject
Meningo-encefalite a
chiazze
|
Idrossido d’Alluminio
|
1.000
|
TABELLA 4
Vaccino
|
Sale (o Sali) di
alluminio contenuti nel vaccino
|
Peso
del sale
(in microgrammi)
|
Peso del metallo
(Al+++), (in microgrammi)
|
Avaxim
Epatite A
|
Idrossido d’Alluminio
|
300
|
|
Havrix
Bambino
Havrix
Adulto
Epatite A
|
Idrossido
d’Alluminio;
Idrossido d’Alluminio
|
475
950
|
|
Vaqta
Bambino
Vaqta
Adulto
Epatite A
|
Idrossido
d’Alluminio;
Idrossido d’Alluminio
|
225;
450
|
|
Hevac
B Pasteur
Epatite B
|
Idrossido d’Alluminio
|
1.250
|
|
Genhevac B Pasteur
Epatite B
|
Idrossido d’Alluminio
|
1.250
|
|
Recombivax
Epatite B
|
Idrofosfato
d’Alluminio
|
500
|
|
HBVaxPro
Epatite B
|
Solfato di
idrossifosfato d’Alluminio
|
250
|
|
Engerix
B Bambino
Engerix
B Adulto
Epatite B
|
Idrossido
d’Alluminio;
Idrossido d’Alluminio
|
475;
950
|
500
|
Twinrix
Neonato
Twinrix
Adulto
Epatite A + Epatite B
|
Idrossido
d’Alluminio;
Fosfato
d’Alluminio
Idrossido
d’Alluminio;
Fosfato d’Alluminio
|
25
200
50
400
|
Per comprendere quello che
rappresenta la quantità di alluminio contenuta in 0,5 - 1 ml di
vaccino, bisogna ricordare che la quantità di alluminio massimo
ammissibile nel siero è di 15 microgrammi per litro. Conoscendo età
e peso di un individuo [160, 161], e conoscendo la quantità di
plasma per kg per quella età [162, 163, 164], possiamo facilmente
calcolare il volume plasmatico totale di questa persona.
Moltiplicando questo volume, espresso
in litri, per 15 (essendo 15 microgrammi di alluminio/litro di siero
il massimo concesso) otteniamo una cifra che rappresenta per questo
individuo il numero massimo di microgrammi di alluminio nel suo
plasma.
Dividendo la quantità di alluminio
iniettato col vaccino per la quantità massima ammessa di alluminio
nell’insieme plasmatico dell’individuo in questione, otteniamo
una cifra che ci indica quante volte questa dose massima è contenuta
nel vaccino.
La tabella 5 riprende questi dati:
- Nella colonna che indica il peso, abbiamo preso in considerazione il peso medio dell’età considerata e fatta una media tra maschi e femmine.
- La quantità di plasma (in ml/kg di peso) è stata determinata iniettando nei soggetti un colorante, il Blu Evans, che colora il plasma ma non può penetrare nei globuli. Le cifre in italico indicano un’estrapolazione per l’età presa in esame in quanto le determinazioni non sono state fatte per tutte le fasce d’età.
- Nella penultima colonna abbiamo indicato la quantità di Al+++ iniettata col vaccino. Nella tabella 5 i vaccini menzionati sono quelli del calendario 2004 per le vaccinazioni della comunità francofona belga.
TABELLA 5
Legenda:
A: Età,
B: Peso, in kg, [160, 161]
C: Quantità di plasma per
Kg di peso della persona, in ml/kg,
D: Quantità di plasma nel
corpo della persona, in litri,
E: Dose massima
ammissibile di metallo Al+++ nel plasma totale, in
microgrammi,
F: Quantità di metallo
Al+++ contenuta nel vaccino considerato, in microgrammi,
G: Rapporto fra la
quantità di metallo Al+++ vaccinale e la quantità dello
stesso nella totalità del plasma.
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
G
|
Nascita
|
3.30
|
41.5
[162]
|
0.137
|
2.06
|
||
2
mesi
|
4.87
|
51
|
0.248
|
3.72
|
820
(Infanrix Hexa)
|
220
|
3
mesi
|
5.77
|
54
[163]
|
0.312
|
4.68
|
820
(Infanrix Hexa)
|
175
|
4
mesi
|
6.54
|
54.5
|
0.356
|
5.34
|
820
(Infanrix Hexa)
|
153
|
6
mesi
|
7.80
|
55
[163]
|
0.429
|
6.44
|
||
12
mesi
|
9.80
|
52
[163]
|
0.510
|
7.64
|
525
(Menjugate)
|
69
|
15
mesi
|
10.53
|
52
|
0,548
|
8.21
|
820
(Infanrix Hexa)
|
100
|
6
anni
|
20.80
|
51
[163]
|
1,061
|
15.91
|
300
(Tetravac)
|
19
|
10
anni
|
31
|
45
[163]
|
1.395
|
20.93
|
||
12
anni
|
39.25
|
43
|
1.688
|
25.32
|
||
15
anni
|
53.15
|
41
[163]
|
2.179
|
32.69
|
790
(Tedivax pro adulto)
|
24
|
Adulto
uomo
|
41.1
[164]
|
|||||
Adulto
donna
|
40.5
[164]
|
Questa tabella permette ad esempio di
vedere come un bambino di 15 mesi che riceve il suo quarto vaccino
esavalente di routine, riceva 100 volte tanto la dose di alluminio
che il suo siero dovrebbe contenere.
Questa tabella permette altresì di
calcolare con esattezza, se si conoscono l’età e il peso di una
persona, quale sia la quantità massima di alluminio tollerabile nel
suo siero e di vedere quante volte tale quantità gli venga
iniettata ogni qualvolta questa persona riceve un vaccino contenente
alluminio.
Facciamo l’esempio di un uomo
adulto che pesa 75 chili. Egli ha 75x41,1 = 3082,5 ml di plasma. Il
suo siero non dovrebbe contenere più di 15 microgrammi di alluminio
per litro, cioè un totale di 46,24 microgrammi. Prima di un viaggio,
egli effettua in richiamo DiTePer (BOOSTRIX) e riceve una prima dose
di vaccino contro l’epatite A+B (TWINRIX). Gli vengono iniettati
complessivamente 950 microgrammi di alluminio, vale a dire 20 volte
la dose totale di alluminio che può essere tollerata nel siero.
Consideriamo ancora un bambino di 4
mesi che pesa 5,910 chili. Il suo peso è al limite inferiore del
normale. Il suo plasma totale è di 5,910x54,5=322 ml, cioè 0,322
litri. La dose massima di alluminio consentita nel suo siero sarà di
0,322x15=4,83 microgrammi. Se egli riceve il suo terzo vaccino
esavalente (INFANRIX), gli verranno iniettati 820 microgrammi di
alluminio. Vale a dire 820:43= 170 volte la dose massima tollerabile
nel suo siero.
La tabella 5 permette di dedurre
quindi che un bimbo della comunità francofona belga, quando
raggiungerà i suoi primi 15 anni, avrà ricevuto con le sole
vaccinazioni di rito qualcosa come 4.895 microgrammi di alluminio
puro!!
Dopo aver visto i tipi di vaccini
praticati nel Sud del Belgio, vediamo ora cosa succede al Nord del
paese. Nella tabella 6 abbiamo ripreso gli stessi dati di base della
tabella 5 ma i vaccini indicati sono quelli del nuovo calendario 2004
per le vaccinazioni della comunità belga di lingua olandese.
TABELLA 6
Secondo il calendario 2004 per le
vaccinazioni della comunità belga di lingua olandese
Legenda:
A: Età,
B: Peso, in kg, [160, 161]
C: Quantità di plasma per
Kg di peso della persona, in ml/kg,
D: Quantità di plasma nel
corpo della persona, in litri,
E: Dose massima
ammissibile di metallo Al+++ nel plasma totale, in
microgrammi
F: Quantità di metallo
Al+++ contenuta nel vaccino considerato, in microgrammi
G: Rapporto fra la
quantità di metallo Al+++ vaccinale e la quantità dello
stesso nella totalità del plasma.
A
|
B
|
C
|
D
|
E
|
F
|
G
|
Nascita
|
3.30
|
41.5
[162]
|
0.137
|
2.06
|
||
2
mesi
|
4.87
|
51
|
0.248
|
3.72
|
820
(Infanrix Hexa)
|
220
|
3
mesi
|
5.77
|
54
[163]
|
0.312
|
4.68
|
820
(Infanrix Hexa)
|
175
|
4
mesi
|
6.54
|
54.5
|
0.356
|
5.34
|
820
(Infanrix Hexa)
|
153
|
6
mesi
|
7.80
|
55
[163]
|
0.429
|
6.44
|
||
12
mesi
|
9.80
|
52
[163]
|
0.510
|
7.64
|
500
(Neisvac-C)
|
69
|
15
mesi
|
10.53
|
52
|
0.548
|
8.21
|
820
(Infanrix Hexa)
|
100
|
6
anni
|
20.80
|
51
[163]
|
1.061
|
15.91
|
500
(Infanrix Hexa)
|
19
|
10
anni
|
31
|
45
[163]
|
1.395
|
20.93
|
||
12
anni
|
39.25
|
43
|
1.688
|
25.32
|
||
15
anni
|
53.15
|
41
[163]
|
2.179
|
32.69
|
790
(Tedivax pro adulto)
|
24
|
Questa tabella permette di vedere
come un bambino della comunità di lingua olandese, quando avrà
raggiunto i suoi primi 15 anni, avrà ricevuto 5.070 microgrammi di
alluminio puro tramite le vaccinazioni di rito. Il piccolo fiammingo
riceve, nel corso dei primi 15 anni, 175 microgrammi di alluminio in
più del piccolo vallone.
E’ senza dubbio la prima
vaccinazione quella che dà l’intossicazione da alluminio maggiore.
Analizziamo la prima iniezione di
INFANRIX HEXA che riceve un neonato di 2 mesi e chiediamoci quanto
potrebbe rischiare di subire danni cerebrali, considerando la tabella
riportata qui di seguito:
- La prima colonna riporta i valori normali e patologici di alluminio per litro di siero.
- La seconda colonna riporta la quantità di alluminio corrispondente all’insieme del siero di un neonato di 2 mesi.
- La terza colonna riporta la quantità di alluminio contenuta nel vaccino esavalente INFANRIX.
- La quarta colonna indica il numero per il quale viene moltiplicata la quantità di alluminio considerata nella seconda colonna, quando viene iniettato il vaccino INFANRIX HEXA.
TABELLA 7
Legenda:
A: Quantità di metallo
Al+++ contenuta in un litro di siero, in microgrammi,
B: Quantità di metallo
Al+++ contenuta in 0.248 litri di siero, Bambino di due
mesi, in microgrammi,
C: Quantità di metallo
Al+++ nel vaccino INFARIX Exa, microgrammi
D: Rapporto fra la
quantità di metallo Al+++ contenuta nel vaccino e quella
contenuta nella totalità del siero.
A
|
B
|
C
|
D
|
4
(tasso normale)
|
0.992
|
820
|
827
|
10
(limite superiore)
|
2.48
|
820
|
330
|
15
(tasso massimo accettabile)
|
3.72
|
820
|
220
|
60
(Tasso che provoca alterazioni delle funzioni principali)
|
14.88
|
820
|
55
|
100 (Tasso che provoca
encefalopatia)
|
24.80
|
820
|
33
|
Questa tabella fa capire quanto sia
consistente la dose di alluminio contenuta in un vaccino, specie
nell’INFANRIX HEXA.
Difatti un neonato di 2 mesi riceve
nel siero, tramite il suo primo vaccino esavalente:
- 827 volte la dose di alluminio considerata normale;
- 330 volte la dose di alluminio considerata come limite superiore;
- 220 volte la dose di alluminio considerata come limite massimo;
- 55 volte la dose di alluminio capace di provocare dei danni al sistema nervoso e
- 33 volte la dose di alluminio capace di generare una encefalopatia.
Inoltre non bisogna dimenticare che
le vaccinazioni non sono l’unica fonte da intossicazione di
alluminio in un neonato. Egli può subire un’intossicazione tramite
la madre, se questa ha un eccesso di alluminio sia in gravidanza che
durante l’allattamento. Tale eccesso nella madre si può ricondurre
all’assunzione di alcuni alimenti, bevande, medicinali, prodotti
cosmetici o altri vaccini. Il bambino può anche nascere prematuro e
ricevere trasfusioni contenenti alluminio, oppure venire nutrito con
preparazioni più ricche in alluminio rispetto al latte materno. In
tutti questi casi l’alluminio nel siero rischia già di costituire
un problema ancor prima della vaccinazione, e questa non potrà fare
altro che aumentare in modo considerevole i rischi.
Con l’INFANRIX HEXA, come anche
riportato dalle note informative del vaccino, si possono avere spesso
nel piccolo vaccinato alcuni sintomi quali: irritabilità,
stanchezza, agitazione, pianti, perdita di appetito. Questi sintomi,
spesso attribuiti a cause psicologico/affettive, sono di fatto i
primi segnali di una sofferenza cerebrale.
Crescendo il bambino riceverà altri
vaccini di rito, come prevede il calendario delle vaccinazioni, così
come potrà ricevere altri tipi di vaccino in caso di viaggi
all’estero o di ferite. Più sono ravvicinate le vaccinazioni,
maggiore è il pericolo di un accumulo di alluminio in quanto
l’organismo non ha il tempo di eliminare le dosi di alluminio
ricevute.
La maggior parte dei vaccini vengono
somministrati per via intramuscolare. Questo metodo è quello
raccomandato da più di 20 anni per migliorare la tolleranza ai
vaccini che contengono alluminio. Tutto ciò non impedisce
all’alluminio di passare nel sangue. Non sappiamo esattamente in
quale misura e con quale velocità l’alluminio passa nella
circolazione sanguigna, dal momento che a questo proposito non è
stato condotto alcuno studio
Che succede quindi all’alluminio
iniettato mediante un vaccino?
Prima di essere eliminato dal muscolo
tramite la circolazione del sangue, l’alluminio ha tutto il tempo
di provocare delle reazioni locali indesiderate. Rossore o gonfiore
sulla parte dove viene fatta l’iniezione sono i primi segnali di
una reazione e solitamente vengono considerati di poco conto. Essi
sono molto frequenti sebbene l’iniezione venga fatta per via
intramuscolare.
Le ricerche che seguono dimostrano
quale può essere a lungo termine il percorso compiuto dall’alluminio
in alcuni individui.
In Francia tra il 1993 e il 1997 sono
stati identificati 18 casi di una nuova malattia, tramite biopsie
muscolari effettuate in alcuni centri di anatomia patologica, membri
del gruppo di ricerca sulle malattie muscolari acquisite e correlate
a disfunzioni immunitarie (GERMMAD). Le persone cui è stata fatta la
biopsia muscolare lamentavano soprattutto dolori muscolari e
articolari, debolezza muscolare e stanchezza fisica. Si trattava di
adulti di entrambi i sessi, con un’età media sui 45 anni. La
lesione ritrovata in queste persone non era mai stata riscontrata in
altre patologie dei muscoli. Essa si caratterizzava per i globuli
bianchi che permeavano il muscolo ed i fasci muscolari. Questi
globuli bianchi, che sono nei macrofagi implicati nel funzionamento
del sistema immunitario, presentavano dei microcristalli, visibili al
microscopio elettronico a seguito di colorazione. Tale patologia
venne definita “MIOFASCITE MACROFAGICA” [165].
Nel 1998 il prof. Gherardi rese nota
la scoperta al mondo scientifico, facendo una relazione su questi
primi 18 casi [166, 167, 168]. Nell’aprile del 1999, grazie a
speciali tecniche psico-chimiche (microanalisi ai raggi X e
spettrometria di assorbimento atomico), venne precisata la natura dei
microcristalli ritrovati nei macrofagi. Si trattava di cristalli di
sali di alluminio. Si formulò l’ipotesi che tale lesione
istologica potesse essere una reazione anormale all’iniezione di
vaccini contenenti sali di alluminio.
Siccome la quasi totalità (94-100%)
dei pazienti sottoposti a biopsia aveva ricevuto nei 10 anni
precedenti la biopsia un vaccino contenente alluminio, appariva molto
probabile un legame tra la presenza di alluminio nelle cellule e
l’iniezione di un vaccino che lo conteneva [169].
Allo scopo di rispondere ai problemi
di sicurezza delle vaccinazioni, l’Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) ha creato un comitato di consulta, chiamato GACVS
(Global Advisory Committee on Vaccine Safety). Nel settembre del 1999
questo comitato tenne la sua prima sessione a Ginevra. Dopo aver
esaminato il problema della miofascite macrofagica, il Comitato ha
riconosciuto come possibile il legame tra la lesione cellulare e
l’alluminio dei vaccini, ed ha raccomandato vivamente di
“intraprendere delle ricerche finalizzate a valutare gli aspetti
clinici, epidemiologici, immunologici e biologici di questa
patologia”. Ha tuttavia reso noto di “non disporre al momento di
alcun elemento valido tale da giustificare un cambiamento nella
pratica delle vaccinazioni (scelta del vaccino, calendario,
somministrazione, informazione) in caso di vaccini contenenti
alluminio” [170].
La diagnosi certa della miofascite
macrofagica è ottenuta con una biopsia muscolare, che rivela una
lesione cellulare caratterizzata dalla presenza di macrofagi
contenenti alluminio. Per non dar luogo ad un risultato falsamente
negativo, la biopsia va praticata nello stesso punto dove è stato
iniettato il vaccino, generalmente il deltoide o il quadricipite
[169]. Nessuno al giorno d’oggi mette più in discussione la
relazione causa/effetto tra questa patologia, riproducibile negli
animali da laboratorio [169], e l’alluminio contenuto dai vaccini
[169, 171, 172].
Sono in corso alcune ricerche per
trovare un metodo meno invasivo della biopsia che permetta una
diagnosi certa della miofascite macrofagica [173]. Quando vi sono dei
pazienti che lamentano dolori muscolari o debolezza muscolare [174,
175, 176], prima di diagnosticare una miofascite macrofagica bisogna
escludere altre patologie dei muscoli. La miofascite può essere
presente anche assieme ad altre patologie muscolari, in questo caso
la diagnosi sarà più complessa [177, 178].
Come descritto in precedenza, i
sintomi di questa nuova patologia quale è la miofascite macrofagica,
non si limitano a sintomi muscolari locali, ma può essere coinvolto
tutto lo stato fisico in generale: debolezza, dolori muscolari,
dolori articolari, affaticamento, febbre, cefalea, tutto un insieme
di sintomi che possono incontrarsi anche nella sindrome da
affaticamento cronico. Può esserci anche un’alterazione in alcuni
valori ematici, come ad esempio un aumento della velocità di
sedimentazione e un aumento della proteina – C – reattiva,
parametri questi che subiscono un innalzamento in presenza di
infiammazioni o infezioni batteriche; può anche verificarsi un
innalzamento del tasso della creatin fosfochinasi, un enzima del
muscolo [167].
Tutti questi elementi costituiscono
degli indici di uno stimolo permanente e di affaticamento del sistema
immunitario da macrofagi. Nel siero dei pazienti colpiti da
miofascite macrofagica si può altresì notare un significativo
abbassamento dei valori del selenio e della vitamina E, sostanze
indispensabili per contrastare l’invecchiamento [179]. In alcuni
pazienti colpiti da miofascite macrofagica si possono osservare dei
disturbi del sistema nervoso simili a quelli riscontrati nei pazienti
colpiti dalla sclerosi a placche [180].
Gli stessi sintomi di questo tipo di
miofascite si ritrovano nei veterani colpiti dalla Sindrome della
Guerra del Golfo. Miofascite macrofagica e Sindrome della Guerra del
Golfo sarebbero quindi due patologie simili dovute alle vaccinazioni
[181].
Dopo le prime osservazioni, il numero
di casi conclamati di miofascite macrofagica non ha smesso di
aumentare, non solo in Francia [182] ma anche in altri paesi [183,
184]. La malattia, che si pensava fosse limitata agli individui
adulti, può colpire anche bambini e neonati [185, 186, 187].
Per evitare questa patologia è stato
suggerito di abbandonare la vaccinazione per via intra-muscolare e
ritornare alla vaccinazione sottocutanea. L’iniezione sottocutanea
provocherebbe forse meno danni? Non vi è nulla di sicuro.
L’iniezione sottocutanea può
anch’essa dar luogo a fenomeni locali e reazioni indesiderate. In
seguito a vaccinazioni sottocutanee ripetute con vaccini contenenti
alluminio, si possono formare dei noduli persistenti. Le microanalisi
ai raggi X hanno dimostrato la presenza di alluminio nei macrofagi di
questi noduli [188].
L’iniezione sottocutanea rischia
altresì di provocare sintomi generali. Uno studio comparativo
condotto sui conigli ha avuto lo scopo di valutare la tossicità
dell’alluminio iniettato sia per via intra cerebrale (una sola dose
per ogni ventricolo del cervello), sia per via sottocutanea (in dosi
razionate per un mese). I risultati dimostrano che basta un periodo
di 12 giorni per provocare un’encefalopatia da alluminio nei
conigli che hanno ricevuto l’alluminio nel cervello e 18 giorni
dall’ultima iniezione per quelli che hanno ricevuto l’alluminio
per via sottocutanea. In altre parole, la via sottocutanea induce nel
sistema nervoso le stesse identiche reazioni di quella
intracerebrale, ma in maniera un po’ meno rapida [189].
L’Organizzazione Mondiale della
Sanità considera la vaccinazione come “uno degli interventi più
incisivi nell’arsenale di cui dispone la sanità pubblica”. Essa
tuttavia precisa che “nessun vaccino è rigorosamente senza
pericolo o completamente efficace in tutte le persone vaccinate”
[190].
La storia della vaccinazione dimostra
infatti che i vaccini possono causare dei seri problemi neurologici:
autismo conseguente ad un vaccino contro il morbillo, sclerosi a
placche conseguente ad un vaccino contro l’epatite B,
meningo-encefalite conseguente ad un vaccino contro l’encefalite
giapponese, sindrome di Guillain-Barré e artrite da cellule giganti
conseguenti ad un vaccino anti influenzale, miofascite macrofagica
dovuta all’alluminio nei vaccini, disturbi nervosi causati dal
mercurio nei vaccini. I vaccini potrebbero anche provocare una nuova
variante del morbo di Creutzfeld-Jakob (Mucca Pazza) poiché di fatto
le colture cellulari destinate alla produzione di vaccini vengono
nutrite con siero di vitello [191].
Il Comitato Consultivo Mondiale della
Sicurezza della Vaccinazione (GACVS) ha tenuto la sua decima sessione
a Ginevra il 10 e 11 giugno 2004. Sono stati esaminati gli additivi
dei vaccini e la loro sicurezza. La riunione riguardante questo
argomento si è tenuta con l’ausilio di ricercatori provenienti sia
dal mondo universitario che da quello dell’industria, oltre ad
alcuni esperti in materia di regolamentazione dei vaccini.
Il Comitato ha riconosciuto che
“l’innocuità degli additivi è un argomento importante che viene
sottovalutato” e “che non esiste alcuna specie animale in grado
di poter testare la sicurezza degli additivi” [192].
Il Comitato aggiunge poi che
bisognerebbe testare i vaccini ed i loro additivi tenendo conto delle
reazioni indesiderate rare ed inusuali. Esso stima che gli studi
clinici che precedono l’autorizzazione per l’immissione sul
mercato di un vaccino vengono condotti su di un numero troppo ridotto
di persone per poter permettere di prevedere delle reazioni insolite.
Il GACVS riconosce quindi che la ricerca sull’innocuità degli
additivi nei vaccini è ancora un terreno incolto e che rimane ancora
molto da fare per garantire la sicurezza di questi prodotti [193].
Alcuni ritengono che sostituire
l’alluminio con un altro additivo richiederà molto tempo e molto
denaro.
L’OMS quindi si preoccupa ora della
sicurezza degli additivi nei vaccini ma nonostante tutto essa sembra
essere reticente nel modificare i suoi programmi di vaccinazione. E’
per questo che nel 1999, in occasione dell’esame del dossier sulla
miofascite macrofagica, l’OMS afferma che nulla avrebbe dovuto
essere cambiato riguardo i vaccini contenenti Sali di alluminio, né
riguardo le informazioni concernenti la loro amministrazione. L’OMS
ha avuto una reazione simile anche nel settembre 2004 in occasione
dello studio di Hernan che chiamava in causa l’alluminio ed il
mercurio nel vaccino contro l’epatite B.
Questo studio dimostra il legame tra
la vaccinazione contro l’epatite B e la sclerosi a placche: nei 3
anni successivi all’ultima somministrazione del vaccino contro
l’epatite B, il rischio di essere colpiti da sclerosi a placche è
di 3.1 volte maggiore nei vaccinati rispetto ai non vaccinati [194].
Dopo la pubblicazione di questo
studio il GACVS ha reagito ed ha approntato una precisazione sul sito
internet dell’OMS sottolineando il fatto che "i dati e gli
argomenti presentati da Hernan sono insufficienti per sostenere
l’ipotesi di un’associazione tra vaccinazione contro l’epatite
B e la sclerosi a placche, e non giustificano l’interruzione o la
modificazione dei programmi di vaccinazione contro l’epatite B. Non
è più necessario dimostrare al mondo intero quali siano i benefici
di questi programmi" [195].
In alcune pubblicazioni fatte da
ricercatori vicini all’industria farmaceutica possiamo renderci
conto che tutti i componenti dei vaccini avrebbero bisogno di studi
scientifici esattamente come quelli che vengono richiesti per ogni
nuovo medicinale [196], e che bisognerebbe in particolar modo
esaminare l’azione tossica che hanno i vari componenti dei vaccini
sullo sviluppo embrionale [197].
L’OMS riconosce la mancanza di
criteri seri di sicurezza riguardo gli additivi dei vaccini ma allo
stesso tempo rifiuta di prendere in considerazione gli studi che
dimostrano la pericolosità di queste sostanze, in particolare
dell’alluminio.
La tossicità dell’alluminio è una
realtà. Ogni bambino che viene al mondo in questo momento è
praticamente obbligato a ricevere attraverso i vaccini una quantità
di alluminio tale da poter alterare gravemente la sua salute.
Ci auguriamo che in futuro i
responsabili della sanità possano diventare più prudenti e più
saggi verso questa problematica.
In sintesi
L’alluminio è un metallo molto
diffuso in natura in quanto esso costituisce circa l’8 % della
crosta terrestre.
E’ un metallo leggero largamente
utilizzato dall’uomo. Sfortunatamente si tratta di un metallo
nocivo per il sistema nervoso centrale, capace di avere un ruolo
determinante nella comparsa e nell’evoluzione di alcune malattie
degenerative del sistema nervoso, come il Morbo di Parkinson, la
sclerosi laterale amiotrofica e il morbo di Alzheimer, la più
diffusa tra le forme di demenza senile.
L’alluminio può inoltre essere
nocivo anche per le ossa, per i polmoni, per la paratiroide.
L’alluminio può penetrare
nell’organismo in seguito ad inalazione, contatto, ingestione ed
iniezione, sia quest’ultima di tipo intravenoso che di tipo
intramuscolare o sottocutaneo. L’alluminio che passa nell’apparato
digerente viene in parte eliminato con le feci, mentre quello che
passa nel sistema circolatorio viene parzialmente eliminato dai reni.
L’accumulo di alluminio nei vari
organi cambia da persona a persona e dipende da numerosi fattori.
Questo accumulo può essere facilitato da un apporto più consistente
di alluminio attraverso una delle vie di assorbimento, oppure da un
maggiore afflusso del sangue a livello intestinale o da una minore
eliminazione a livello renale.
I neonati e le persone anziane sono
in particolar modo soggetti ad accumulare più alluminio ed a subirne
le conseguenze. Sono due gruppi a rischio che bisogna tenere
particolarmente sotto controllo a tal proposito.
La modalità di trasporto
dell’alluminio nel sangue facilita il suo accumulo nel cervello.
Infatti nel plasma il 60% dell’alluminio si lega alla proteina che
trasporta il ferro (transferrina), la qual cosa ne agevola il
passaggio al cervello dove si trovano molti recettori della
transferrina.
L’alluminio forma altresì un
legame con un’altra proteina del plasma, l’albumina. Quest’ultima
non può penetrare nel cervello se non attraverso un’alterazione
della barriera sangue/cervello. Questa barriera può essere alterata
da più fattori: ricordiamone due qui di seguito.
Innanzitutto l’alluminio ha di per
sé stesso un’azione tossica diretta su questa barriera protettiva
del cervello.
Un secondo fattore di alterazione di
tale barriera è costituito dalle iperfrequenze, in particolare
quelle utilizzate per la telefonia mobile.
Le iperfrequenze permettono
all’albumina, sostanza neurotossica, di oltrepassare la barriera ed
entrare nei centri nervosi, esercitando effetti deleteri assieme
all’alluminio eventualmente legato ad essa.
I vaccini che contengono alluminio
possono provocare non solo delle reazioni locali nel punto dove
avviene la loro iniezione, ma anche una sintomatologia generale
durevole, come stanchezza, febbre, dolori muscolari ed articolari.
Questo insieme di sintomi costituisce una nuova patologia, la
miofascite macrofagica, che è stata messa in evidenza per la prima
volta nel 1993. I sintomi che la accompagnano sono stranamente simili
a quelli della sindrome da stanchezza cronica e a quelli della
sindrome della Guerra del Golfo.
L’OMS riconosce che, nei vaccini,
“l’innocuità degli additivi è un argomento importante ma poco
considerato”, ma allo stesso tempo essa non impedisce di continuare
nei suoi programmi di vaccinazione, senza voler cambiare alcunché,
né riguardo all’informazione sui vaccini che contengono Sali di
alluminio, né riguardo ai programmi di somministrazione dei vaccini
stessi.
Conclusioni
La reattività di una persona ad un
agente tossico come l’alluminio resta difficile da valutare.
E’ difficile prevedere quali
saranno gli effetti secondari indotti in un adulto dalla
somministrazione di un vaccino che contiene alluminio.
Ancora più complicato è prevedere
quali saranno le reazioni di un neonato al medesimo vaccino. La
conoscenza della reattività di un neonato resta alquanto ipotetica.
In che condizioni sono il suo metabolismo, i reni, il fegato,
l’apparato digerente, il cervello? Se non riceve il latte materno
quali sono gli alimenti che gli vengono somministrati? Quali
medicinali o cosmetici vengono utilizzati dalla madre? Il suo
ambiente è elettromagnetico?
Dobbiamo ammettere nostro malgrado la
nostra ignoranza sull’impatto che può avere l’iniezione di un
vaccino contenente alluminio in un neonato, in un bambino o in un
adulto e, logicamente, le conseguenze a lungo termine sul
funzionamento del cervello.
Le vaccinazioni di routine e le
vaccinazioni di massa generalmente vengono fatte senza effettuare
prima alcun esame.
Non viene richiesto nessun esame del
sangue prima di una vaccinazione e tantomeno un esame speciale che
potrebbe determinare la quantità di alluminio già presente nel
sangue del futuro vaccinato.
Sarebbe altresì finanziariamente
oneroso proporre ai genitori tutta una serie di test finalizzati a
sapere se il bambino da vaccinare ha delle probabilità di sopportare
senza danno la vaccinazione prevista, sia essa obbligatoria o meno.
Considerato quanto detto finora,
- chiediamo che l’informazione sui potenziali danni dell’alluminio faccia parte integrante della vaccinazione in sé, sia in caso di vaccinazione di routine che di campagna di vaccinazione.
- chiediamo che ogni cittadino sia completamente libero di accettare o di rifiutare, per lui e per i propri figli, una vaccinazione con un vaccino che contenga alluminio.
Allegato 1
Fonti:
- Compendio 2004 dell’Associazione Industrie Farmaceutiche (ASBL)
- Foglietto illustrativo del vaccino
INFANRIX
HEXA (GlaxoSmithKline)
Associazione
di 6 vaccini: DTPa (3) + Hib + Polio + Epatite B
Polvere
liofilizzata
Poliosaccaride
di Haemophilus influenzae tipo b 10 microgrammi
Congiunto
al tossoide tetanico 20-40 microgrammi
Adsorbito
su fosfato di alluminio
Sospensione
contenente
Tossoide
difterico minimo 30 UI (unità internazionali)
Tossoide
tetanico minimo 40 UI
Antigeni
pertosse:
- Tossoide pertossico 25 microgrammi
- Emoagglutinina filamentosa 25 microgrammi
- Pertactina 8 microgrammi
I tossoidi
tetanico e difterico vengono ottenuti tramite trattamento con
formaldeide poi purificate e adsorbite su ossido di alluminio
idratato.
Le
componenti del vaccino anti pertosse acellulare sono ottenute per
estrazione e purificazione di colture di fase I di Bordetella
pertussis, seguita da detossificazione irreversibile della tossina di
pertosse tramite trattamento con glutaraldeide e formaldeide e
trattamento con sola formaldeide delle componenti emoagglutinina
filamentosa e pertactina.
HBs-Ag 10
microgrammi
(Hepatitis
B surface antigen. Si tratta dell'antigene di superficie dell'epatite
B, anche conosciuto come antigene Australia)
L'antigene
di superficie dell’epatite B viene prodotto su cellule di lievito
modificate geneticamente (Saccharomyces cerevisiae).
Virus
poliomielitico inattivo:
- Tipo 1, Souche Mahoney 40 U di Ag D
- Tipo 2, Souche MEF-1 8 U di Ag D
- Tipo 3, Souche Saukett 32 U di Ag D
I
poliovirus vengono coltivati su cellule linea continua Vero
(linee cellulari di reni di scimmia), purificati ed
inattivati con formaldeide.
Gli
eccipienti comprendono
- Lattosio anidro
- Cloruro di Sodio (NaCl)
- Phenoxyetanolo 2500 microgrammi
- Ossido di alluminio idrato Al(OH)3 950 microgrammi
- Fosfato di alluminio AlPO4 1450 microgrammi
- Medium 199 contenente principalmente amminoacidi
- Sali minerali
- Vitamine
- Acqua per preparati da iniettare per 0,5 ml
Allegato 2
Fonti:
Compendio
Svizzero dei Farmaci (2004)
INFANRIX
HEXA (GlaxoSmithKline)
Associazione
di 6 vaccini: DTPa (3) + Hib + Polio + Epatite B
Polvere
liofilizzata
Polisaccaride
capsulare
Di
Haemophilus influenzae tipo b 10 microgrammi
Congiunto
al tossoide tetanico 20-40 microgrammi
Adsorbito
su fosfato di alluminio (AlPO4) 120 microgrammi di Al+++
Lattosio 12600
microgrammi
Polvere
liofilizzata
Tossoide
difterico minimo 30 UI
Tossoide
tetanico minimo 40 UI
Antigeni
pertosse:
- Tossoide pertossico 25 microgrammi
- Emoagglutinina filamentosa 25 microgrammi
- Pertactina 8 microgrammi
I tossoidi
tetanico e difterico vengono ottenuti tramite trattamento con
formaldeide poi purificate e adsorbite su ossido di alluminio
idratato.
Le
componenti del vaccino anti pertosse acellulare sono ottenute per
estrazione e purificazione di colture di fase I di Bordetella
pertussis seguita da detossificazione irreversibile della tossina di
pertosse tramite trattamento con glutaraldeide e formaldeide e
trattamento con sola formaldeide delle componenti emoagglutinina
filamentosa e pertactina.
HBs-Ag 10
microgrammi
L'antigene
di superficie dell’epatite B viene prodotto su cellule di lievito
modificate geneticamente (Saccharomyces cerevisiae).
Virus
poliomielitico inattivo
- Tipo 1 Souche Mahoney 40 U di Ag D
- Type 2 Souche MEF-1 8 U di Ag D
- Type 3 Souche Saukett 32 U di Ag D
I
poliovirus vengono coltivati su cellule linea continua Vero (linea
cellulare di reni di scimmia), purificati ed inattivati con
formaldeide.
Eccipienti:
- Cloruro di Sodio, NaCl 4500 microgrammi
- 2-Phenoxyéthanol 2500 microgrammi
- Ossido di alluminio idrato, Al(OH)3 500 microgrammi di metallo Al+++
- Fosfato di alluminio AlPO4 200 microgrammi di metallo Al+++
- Medium 199 (stabilizzante) tracce
- Cloruro di Potassio, KCl
- Fosfato disodico, Na2PO4 e fosfato de-idrogenato di potassio KH2PO4
- Polisorbato 20 e Polisorbato 80
- Glicina
- Formaldeide
- Solfato di neomicina e Solfato di polimicina
- Acqua per preparati da iniettare per 0,5 ml
Allegato 3
Fonti:
Note
informative dai diversi paesi dove viene commercializzato il vaccino
(Internet).
HEXAVAC
(Aventis Pasteur MSD)
Associazione
di 6 vaccini: DTPa (3) + Hib + Polio + Epatite B
Principi
attivi:
- Tossoide difterico purificato uguale o superiore a 20 UI (30 Lf)
- Tossoide tetanico purificato uguale o superiore a 40 UI (10 Lf)
- Tossoide pertossico purificato (PTxD) 25 microgrammi
- Emoagglutinina filamentosa pertussica purificata (FHA) 25 microgrammi
- Antigene di superficie del virus dell’Epatite B (Gag BS) 5 microgrammi.
Poliovirus
inattivato:
- Tipo 1 Mahoney 40 U di Ag D
- Tipo 2 MEF-1 8 U di Ag D
- Tipo 3 Saukett 32 U di Ag D
Polisaccaride
di Haemophilus influenzae tipo b
- (poliribosilribitol fosfato o PRP) 12 microgrammi
- coniugato con il tossoide tetanico 24 microgrammi
Adiuvato
su idrossido di alluminio 300 microgrammi di metallo Al+++
I
componenti della pertosse acellulare (tossina pertussica: PT ed
emoagglutinina filamentosa: FHA) vengono estratti da colture di
Bordetella Pertussis e quindi purificati separatamente.
L'antigene
di superficie dell’epatite B viene prodotto su cellule di lievito
modificate geneticamente (Saccharomyces cerevisiae).
I
poliovirus di tipo 1,2 e 3 vengono coltivati su cellule linea
continua Vero (linea cellulare di reni di scimmia), purificati ed
inattivati con formaldeide.
La tossina
pertussica (PT) viene detossificata separatamente con glutaraldeide
per ottenere il tossoide (PTxd)
Eccipienti
comprendenti:
- Idrossido di Alluminio
- Fosfato disodico
- Fosfato monopotassico
- Carbonato di Sodio
- Bicarbonato di Sodio
- Trometamolo (sostanza antibiotica)
- Saccarosio
- Medium 199 (miscela complessa di aminoacidi, di sali minerali, di vitamine, ed altri ingredienti)
- Neomicina, Polimicina B, Streptomicina tracce non ritrovate
- acqua per preparazioni iniettabili 0,5 ml
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