notizia di per sé incredibile, che assume un tono di tragicità se la si accompagna alla constatazione che quasi nessuno sa che lo Stato garantisce una pensione, se il contagio è dipeso da somministrazione di emoderivati o da causa di servizio...
MILANO ANSACOM
In Italia si stima che, fino a gennaio 2018, siano state almeno 470.000 le persone con epatite C ancora da curare, di cui 300.000 inconsapevoli di avere l'infezione. Lo hanno sottolineato gli esperti riuniti oggi a Milano per la premiazione del concorso 'Giovani video-maker per una nuova visione: storie per vincere l'epatite C. Insieme l'eliminazione è possibile', promosso da Gilead con la Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), l'Associazione italiana studio del fegato (Aisf), Fondazione The Bridge e Federazione LiverPool.
Il numero di persone infettate dal virus dell'epatite C si stima sia l'1% della popolazione. "L'Italia è uno dei nove paesi sulla buona strada per rispettare gli obiettivi fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità per il 2030, di ridurre del 90% i nuovi contagi e del 65% le morti legate all'epatite C", rileva Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit. "Ma c'è ancora un grande sommerso - continua - L'Istituto superiore di sanità ha stimato, fino a gennaio 2018, che fossero 470.000 le persone non trattate, di cui 300.000 non sapevano di essere infette. Cifra che scende a 390.000 non trattati, se togliamo gli 80.000 curati tra il 2018 e ottobre 2019". Il problema principale, secondo Matteoni, è dunque trovare le persone positive al virus che non hanno fatto ancora il test. "Convincere qualcuno a farlo non è semplice perché l'epatite C è una malattia subdola, che rimane silente per molti anni - continua - e quindi molte persone si sentono bene e non pensano a farsi l'esame". Ancora più complicato è convincere a farsi il test chi è in una situazione di fragilità. "Le fasce più a rischio, oltre ai detenuti e tossicodipendenti, sono gli anziani - conclude - perché fino agli anni '60 i medici usavano le siringhe di vetro e non quelle usa e getta. Difatti in Italia la prevalenza di over 65 con epatite C è particolarmente alta". (link diretto alla fonte)
Il numero di persone infettate dal virus dell'epatite C si stima sia l'1% della popolazione. "L'Italia è uno dei nove paesi sulla buona strada per rispettare gli obiettivi fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità per il 2030, di ridurre del 90% i nuovi contagi e del 65% le morti legate all'epatite C", rileva Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit. "Ma c'è ancora un grande sommerso - continua - L'Istituto superiore di sanità ha stimato, fino a gennaio 2018, che fossero 470.000 le persone non trattate, di cui 300.000 non sapevano di essere infette. Cifra che scende a 390.000 non trattati, se togliamo gli 80.000 curati tra il 2018 e ottobre 2019". Il problema principale, secondo Matteoni, è dunque trovare le persone positive al virus che non hanno fatto ancora il test. "Convincere qualcuno a farlo non è semplice perché l'epatite C è una malattia subdola, che rimane silente per molti anni - continua - e quindi molte persone si sentono bene e non pensano a farsi l'esame". Ancora più complicato è convincere a farsi il test chi è in una situazione di fragilità. "Le fasce più a rischio, oltre ai detenuti e tossicodipendenti, sono gli anziani - conclude - perché fino agli anni '60 i medici usavano le siringhe di vetro e non quelle usa e getta. Difatti in Italia la prevalenza di over 65 con epatite C è particolarmente alta". (link diretto alla fonte)
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